Klaus Schulze

Musicista cosmico per eccellenza,

History:

Klaus Schulze (classe 1947) è fra i pionieri del rinascimento rock tedesco e fra i più importanti precursori della new age. Dopo essersi prestato come percussionista per le prime opere di Tangerine Dream (al fianco di Edgar Froese e Conrad Schnitzler) e Ash Ra Tempel (con Manuel Gottsching), nel 1972, forte del suo bagaglio di cultura classica (Bach e Wagner) e contemporanea (Ligeti e i continuum, Stockhausen e l'elettronica), dà inizio a una carriera solista che lo porterà a fondare un nuovo genere di sinfonismo sintetico basato sulla disponibilità di macchinari elettronici sempre più sofisticati.

Da spunti pittorici Schulze sa ricavare atmosfere grondanti cascate di sensazioni paniche, come nel capolavoro Irrlicht, magniloquente e monumentale sinfonia quadrifonica per orchestra elettronica di trenta elementi. Barocco architetto del suono, è capace di erigere nel caos universale miraggi abbaglianti, di distillare estasi dal magma, di tessere fiabe e incantesimi nei silenzi eterni.

La sua "fanta-musica" replica all'infinito i suoni siderali e trasmette presentimenti di cataclismi planetari.
Così i tre movimenti di Irrlicht elaborano una musica- documentario che è un lento salire per dolci sussulti e spezzarsi in scoppi improvvisi, trasudando di ansia e paura davanti all'ignoto e all'infinito. I sibili elettronici che aprono l'opera si accumulano gradualmente in una suspence catalettica che prepara l'ingresso dei violini; la struggente melodia di questi affonda in un caos di fasce sonore che si è ormai fatto assordante; altri suoni precipitano riverberati da lontananze galattiche e all'improvviso un organo a canne intona il crescendo liturgico che è un po' il cuore del disco: deformato, cadenzato, accelerato, simula una pulsar impazzita, dilaniata da una pressione immane, che infatti esplode all'apice dell'orgasmo.
La seconda parte è una vibrazione monolitica e ipnotica, in cui si sublimano pregi e difetti di questo descrittivismo atmosferico.

A tanto capolavoro fece seguito il monumentale Cyborg, raccolta di quattro suite da venti minuti ciascuna, con le spirali galattiche di Synphara che si dipanano a ritmi incalzanti nel solenne vibrare di organi millenari, con la stasi incantata di Chromengel a troneggiare in un deserto di suoni spaziali, con la frenetica elettricità di Conphara che riprende il senso di suspence cosmica di Irrlicht e con le vibrazioni minacciose di Neuronengesang che chiudono all'insegna del mistero più cupo sulla natura della vita.

La tecnica di linee melodiche lasciate cadere con nonchalance nel fitto cinguettio dei sintetizzatori apre nuove prospettive alla musica elettronica, liberandola tanto dalle pastoie dell'atonalità in cui era stata rinchiusa dai conservatori quanto dalla sudditanza nei confronti degli strumenti acustici a cui l'avevano votata i complessi rock.

Le invenzioni cruciali di Schulze sono due: gli accordi oceanici che durano all'infinito (un effetto ottenuto appoggiando dei pesi sui tasti) e le metronomie ipnotiche del sequencer.

Picture Music, l'album dello "scandalo", sancì l'inizio di una nuova fase, in cui l'artista abbandonava i presupposti avanguardisti e psichedelici da cui era partito e sfruttava l'arsenale elettronico per scopi puramente sensazionalisti. Adottando il ritmo da discoteca (sia pur mimetizzato dietro le sue batterie di sequencer), Schulze si inoltra sulla strada di un'elettronica di consumo, progenitrice di tanta muzak moderna. Totem, grazie alla sua cadenza incalzante di sequencer, sarebbe diventato un classico, ma il seguito avrebbe portato anche molte opere scialbe e monotone, annacquate da artifici sempre identici.
Non mancarono comunque i colpi di coda del grande sceneggiatore: Voices Of Syn, appropriazione di arie verdiane in un contesto "voce-elettronica" alla Stockhausen, il raga assordante e martellante di Ways Of Changes (su Blackdance), e Bayreuth Return, il suo concerto per generatori di sequenza più selvaggio, e Wahnfried 1883, pregna di senso panico e titanico (queste due su Timewind, l'album più wagneriano).
Tutte queste suite nascono da spunti altrettanto geniali di quelli di Irrlicht e Cyborg: il loro difetto è quello di non sviluppare più di tanto lo spunto, di limitarsi a ripeterlo, a sostenerlo, per venti minuti. Il trucco sarebbe diventato metodo e prassi nel mondo della new age, ma sviliva i presupposti pittorico-narrativi della musica cosmica.

Schulze fu attivo anche negli ermetici Cosmic Jokers (con Gottsching e il percussionista Harald Grosskopf), autori di due album, nell'ensemble di Stomu Yamashta e infine nel collettivo Richard Wahnfried, dei quali usciranno cinque album (Time Actor il più rock, Tonwelle il più percussivo, Miditation il più sinfonico).

Nel 1976 venne assunto Mike Shrieve, ex Santana, per lavorare ai ritmi, e la sua influenza è avvertibile nell'esplosiva Floating (su Moondawn), in cui i sequencer sono doppiati dalle percussioni. La colonna sonora di "Stardancer" accentuò ulteriormente la parte ritmica, rompendo definitivamente le convenzioni della musica cosmica. In compenso Mirage eliminò di colpo i ritmi, ma si trattò soltanto di una parentesi, peraltro foriera di sviluppi rivoluzionari (il classicismo di Destination Void più che il basso di Moog di Crystal Lake).

Una parentesi singolare nella sua carriera è rappresentata dalla colonna sonora per il film Body Love, che contiene musica di una sensualità spaventosa, realizzata senza fare alcun ricorso a campionamenti di orgasmo.

Il monumentale X è l'espressione suprema della sua magniloquenza. Ogni suite è dedicata ad un personaggio famoso del passato. In Nietzsche, su contrappunti di fasce elettroniche e con un coro gregoriano sospeso nel nulla, Schulze elabora un senso titanico del superuomo: il minimalismo esasperato dello sviluppo tematico conferisce alle frasi melodiche un tono sinistro, mentre il ritmo incalza fino a dar luogo a un tribalismo selvaggio. Il coro gregoriano di Heinrich Von Kleist emerge invece, dilatato e lisergico, da un caos difforme e atonale. Frank Herbert è un rituale catartico per i sintetizzatori selvaggi di Schulze e le percussioni demoniache di Shrieve.
Ludwig Von Bayern (con una vera orchestra) è la suite più movimentata, che dalla sinfonietta per archi barocca, indiana e dissonante dell'inizio, attraverso un mantra gelido e spettrale, si immerge in un maelstrom di rumori elettronici per poi risollevarsi in un balletto meccanico che è l'apoteosi della metafora minacciosa insita in tutta la sua opera.

Il periodo barocco culminò nella colonna sonora di Dune. Ma Schulze meditava già un altro passo avanti, quello di Dig It in cui si serve del computer per sintetizzare il sound. Con ciò si era compiuta la transizione dal sound analogico a quello digitale.

I ritmi di Shrieve saranno responsabili, nel bene e nel male, anche degli eccessi ritmici dei dischi successivi, in particolare del nuovo colossal, Audentity, un concept che riassume un po' la maniera dello Schulze maturo. L'album unisce la sperimentazione più ardita alla musica di sottofondo più leggera. In Cellistica, per esempio, il violoncello viene suonato contro una sua replica computerizzata, ma subito dopo Schulze si lancia in una delle sue più trascinanti progressioni, al limite della disco music; e al tempo stesso Sebastian Im Traum è la piece più anarchica e atonale della sua carriera.

Pochi come Schulze avevano capito l'importanza di trovare un equilibrio fra spazio e ritmo, fra stasi e dinamica. Accoppiando pannelli debolmente colorati a pulsazioni frenetiche, Schulze trovò una risonanza vitale che era probabilmente rimasta nascosta per millenni nell'animo umano.

Il decennio successivo fu in realtà uno dei più densi della carriera di Schulze. Da un lato la domanda del mercato new age, dall'altro la riscoperta ad opera delle discoteche "ambientali", fecero sì che Schulze balzasse al centro dell'attenzione generale. L'artista, che era sempre stato prolifico, prese a sfornare due/tre album all'anno.
La fase più interessante è quella aperta da Miditerranean Pads e culminata nella colossale Dresden Performance.

Schulze è diventato un musicista d'avanguardia con il buon senso dell'artigiano: esplora ritmi e armonie (nonchè rumori e voci "trovati") che sono ardui e complessi, ma li confeziona in involucri scintillanti. Beyond Recall continua questo programma di climax molto "teutonico", estratto da un magma inquietante di suoni in continuo movimento.

Le musiche per la performance alla Royal Festival Hall scoprono le sue nuovi pulsioni verso l'ambientale e l'orientale (rispettivamente Ancient Ambience e Yen). La terza parte di quelle performance comparirà su The Dome Event, altrettanto venato di orientalismi e di campionamenti di voci. Una compostezza quasi classica caratterizza questa terza parte.

In questa vena monumentale ed eclettica Schulze darà un'altra prova di grande respiro con Das Wagner Desaster-Live.

Il decuplo Silver Edition raccoglie decine di musiche realizzate per occasioni diverse, così come farà il successivo (e altrettanto decuplo) Historic Edition, che comprende un frammento della leggendaria Poet (nonchè materiale del periodo Tangerine Dream).
Riprendendo spunti che aveva lasciato in sospeso ai tempi di Voices Of Syn e di Aphrica, Schulze tenta anche la sua prima opera teatrale, Totentag, confermando che la maturità lo attrae inesorabilmente verso la musica classica. L'opera è dedicata al filosofo Trakl, e riprende temi abbozzati su Audentity e X.

Il doppio In Blue segna invece un ritorno (dopo cinque anni di bizzarrie) al suo formato più tipico. Le tre lunghe composizioni (Into The Blue, Serenade In Blue e Return Of The Tempel) danno la misura di quanto sia maturata l'arte del contrappunto elettronico di Schulze.

Negli ultimi anni l'attività di Schulze oscilla pertanto fra slanci titanici alla ricerca dell'opera che lo consacri ai posteri e meschinità commerciali di nessun valore artistico. Guru incontrastato della "kosmische Musik", Schulze ne personifica pregi e difetti: l'afflato metafisico e il sensazionalismo da colonna sonora, la maestosa ed elegante lentezza e la fredda e ingenua ridondanza, la fluida improvvisazione elettronica e la smisurata paranoia. Con lui l'organo da cattedrale, i ritmi sintetici, i timbri del synth, la suite di mezz'ora e più, diventano non più esperimenti d'avanguardia, ma stereotipi di consumo.

Dalle aperture d'organo di Bach, dalle stasi dei monaci tibetani, dalle architetture polifoniche di Wagner, dalla psichedelia cosmica dei Pink Floyd, dalla liturgia gregoriana, dai vortici metafisici di John Coltrane, Schulze ha comunque saputo secernere la prima estetica della "musica elettronica popolare", un'estetica che eredita dai raga il senso del tempo, dal jazz la spontaneità e dai sinfonisti tardo-romantici un vizio di grandeur.
(vedi anche
Ash Ra Tempel) (vedi anche Tangerine Dream)

DISCOGRAFIA:

Irrlicht (Ohr, 1972)
Cyborg (Kosmische Musik, 1973)
Picture Music (Brain, 1973)
Blackdance (Brain, 1974)
Cosmic Jokers (Metronome, 1974)
Cosmic Jokers: Planet Sit-in (Metronome, 1974)
Timewind (Brain, 1975)
Moondawn (Brain, 1976)
Mirage (Brain, 1977)
Body Love (Brain, 1977) colonna sonora
Body Love 2 (Brain, 1977) colonna sonora
X (Brain, 1978)
Dune (Brain, 1979)
Richard Wahnfried: Time Actor (Innovative Communications, 1979)
Blanche (Logo, 1979)
Dig It (Brain, 1980)
Live (Brain, 1980)
Mindphaser (Brain, 1981)
Trancefer (Brain, 1981)
Richard Wahnfried: Tonwelle (Innovative Communications, 1983)
Audentity (Brain, 1983)
Dziekuje Poland (Brain, 1984)
Drive Inn (Thunderbolt, 1983) con Rainer Bloss
Angst (Thunderbolt, 1983)
Aphrica (Inteam, 1984)
Richard Wahnfried: Plays Megatone (Thunderbolt, 1984)
Interface (Brain, 1985)
Richard Wahnfried: Miditation (Brain, 1985)
Dreams (Brain, 1986)
En=trance (Brain, 1987)
Babel (Venture, 1987) con Andreas Grosser
Miditerranean Pads (Thunderbolt, 1989)
Dresden Performance (Venture, 1990)
Beyond Recall (Venture, 1990)
Royal Festival Hall vol. 1 (Venture, 1992)
Royal Festival Hall vol. 2 (Venture, 1992)
The Dome Event (Venture, 1993)
Silver Edition (Musique Intemporelle, 1994)
Essential (Virgin, 1994) antologia
Le Moulin De Daudet (Virgin, 1994) colonna sonora
Richard Wahnfried: Trancelation (ZYX, 1994)
The Dark Side Of The Moog I (Fax, 1994) con Pete Namlook
Totentag (ZYX, 1994)
Goes Classic (ZYX, 1994)
Das Wagner Desaster-Live (ZYX, 1994)
Historic Edition (Manikin, 1995)
In Blue (ZYX, 1995)
The Dark Side Of The Moog II (Fax, 1995) con Pete Namlook
The Dark Side Of The Moog III (Fax, 1995) con Pete Namlook

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